Martedì 6 luglio. Arrivo a Doborovci, uno dei tanti villaggi immersi nelle verdi colline della Bosnia: paesaggio da cartolina. Dopo tante titubanze ho deciso di partecipare, con un gruppo di
giovani di Doborovci, alla MARŠ MIRA (Marcia della Pace) in ricordo del genocidio del 1995, quando nel mese di luglio più di 8.000 musulmani di Srebrenica furono massacrati dalle forze serbo-bosniache. Un percorso tra i boschi, lungo sentieri di montagna: più di 100 chilometri in tre giorni; si dovrà percorrere a ritroso il tragitto compiuto dagli uomini che fuggivano da Srebrenica verso Tuzla, alla ricerca della salvezza. Tante volte, con altri amici volontari, ho partecipato alla
consegna di aiuti umanitari ai profughi, gli scampati da Srebrenica; ma ogni volta un pensiero triste prendeva il sopravvento: non potremo mai cancellare il dolore della perdita dei loro cari. Adesso posso almeno condividere con loro la memoria.
Appena arrivato, i ragazzi mi aggiornano sui nomi delle persone che avranno sepoltura l’11 luglio: sono i padri, i fratelli, i mariti delle persone del campo profughi; anche queste famiglie, dopo lunghi anni di attesa, potranno colmare il vuoto e piangere sulla tomba dei loro cari.
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