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venerdì 28 settembre 2007

Bosnia agosto 2007 Le foto

Ecco le prime foto di AVIP in Bosnia Agosto 2007.
Forse le dimensioni non rendono giustizia ad alcune, ma cliccandoci sopra la foto diventa più granda.
op Non scandalizzatevi se ci sono momenti anche di relax ma voi lo sapete che è anche questo "venire in Bosnia".



Il fotografo è Marco nuovo acquisto del gruppo (che suonava la chitarra).
Ciao Michele

venerdì 14 settembre 2007

Ilaria di UNAMANO: Skahovica, Agosto 2007.

Ilaria del comitato UNAMANO ha scritto ed io pubblico:

La settimana estiva a Skahovica è stata per me la prima “vera” esperienza bosniaca. Già in occasione della Maratona dello scorso anno avevo visto la Bosnia ma, solo ora me ne rendo conto, non l’avevo davvero vissuta. Dato che a settembre 2006 un assaggio l’avevo già avuto, il primo impatto con Skahovica e la sua gente non è stato “traumatico”. A causa della mancanza d’acqua nella scuola, usuale accampamento durante il campo estivo, noi di Unamano siamo stati ospitati in una casa del villaggio. Questo inconveniente mi ha privata dell’esperienza campeggistica degli altri anni: niente materassini e sacchi a pelo, nessun problema con l’acqua e nessun bambino urlante che cerca di sfondare la porta della scuola di prima mattina. Ma mi (ci) ha regalato un’inaspettata amicizia. Due ragazze di Skahovica (Dina, che ci ospitava a casa sua, e Nihada, che ci aiutava con le traduzioni bosniaco-italiano) sono rimaste con noi per tutto il tempo nel corso della settimana. La convivenza, segnata da un reciproco adattamento alle diverse abitudini ed esigenze, è stata l’occasione per legare ancora di più l’Italia e la Bosnia, non solo con gemellaggi formali ma anche con vere amicizie, che vanno al di là del volontariato. Spero davvero che questo legame che si è creato tra noi e le ragazze possa arricchire e stimolare ancor più non soltanto i diretti interessati, cioè noi, ma anche tutti coloro, italiani e bosniaci, che lavorano a e per Skahovica (e naturalmente la Bosnia intera).

Dopo quasi un anno ho rivisto i bambini di Skahovica e in questa occasione ho potuto anche conoscerli. Ricordo che a settembre dello scorso anno lo sguardo è stato la prima cosa di loro che mi ha colpita. Occhi azzurrissimi o di un marrone intenso che ti catturano con aria di sfida; sguardi intensi, provocatori e pieni di vita. Così sono i bimbi di Skahovica. In un primo momento si avvicinano incuriositi, prorompenti, quasi aggressivi gridando “italianskiiii”. E poi, con la stessa energia con cui all’inizio ti gridavano in faccia o magari ti colpivano con un pugno, ti abbracciano e ti sorridono, ti chiedono se vuoi giocare a palla con loro.

Uno dei nostri “compiti” durante la settimana estiva è proprio l’animazione con i bambini (quest’anno siamo stati aiutati dai volontari italiani che operano a Gornja Orahovica, un villaggio poco distante da Skahovica, e alcune ragazze bosniache); si canta (la maggior parte delle volte in una lingua che è un misto tra bosniaco e italiano), si gioca, si urla tantissimo, ma soprattutto ci si diverte (sia noi che i bambini!).

Anche a Skahovica, come ovunque nel mondo, c’è chi sta meglio e chi peggio. C’è chi ha la fortuna di lavorare all’estero e di poter quindi mantenere discretamente la famiglia in Bosnia, chi il lavoro non ce l’ha proprio. Purtroppo, però, quelli che vivono in situazioni disagiate sono la maggior parte. Durante la settimana abbiamo visitato molti casi sociali (ovvero persone con problemi economici, di salute, ...) e alcuni sono davvero gravi. Inutile dire che tutti mi hanno colpito profondamente, mi hanno fatto riflettere su molte cose di me e della mia vita; ma forse le particolari condizioni di Menissa, una ragazza di 32 anni, e la sua strana malattia, hanno lasciato in me il segno più profondo. Da quando aveva 15 anni convive con un male che non si è ancora riusciti a diagnosticare: cause ancora sconosciute le provocano frequenti svenimenti. Inizialmente, anni fa, questi erano sporadici, accadevano all’improvviso ma raramente. Ora invece Menissa sviene quasi ogni ora. Si può solo immaginare gli effetti psicologici, oltre ovviamente a quelli fisici, che questa sua condizione provoca in lei. Si aggiunga a tutto questo una situazione economica familiare molto precaria e povera. Anche il giorno in cui siamo andati a trovarla, Menissa è svenuta proprio davanti a noi. Non credo dimenticherò mai quel momento.

Oltre alle singole difficili realtà delle varie famiglie del villaggio, ci sono alcuni problemi che interessano Skahovica intera. Per la mancanza di un valido acquedotto ad esempio, molte parti del paese non sono raggiunte dal sistema di tubature e così moltissime famiglie sono costrette a vivere senza acqua corrente in casa.

In queste condizioni, spesso di notevole disagio, tutti nel villaggio si aiutano comunque a vicenda; chi ha qualcosa in più degli altri sostiene economicamente, ma non solo, chi invece in quel momento è in difficoltà.

In disaccordo con questo clima di reciproca collaborazione e sostegno tra gli adulti, ma anche tra i bambini di Skahovica, è il comportamento che ho visto da parte di quest’ultimi nei confronti dei bambini rom (che abitano con le loro famiglie all’inizio del villaggio). L’ultimo giorno di animazione, hanno partecipato ai giochi anche i bambini rom che durante la settimana non erano mai venuti. Gli altri del villaggio di Skahovica non hanno però voluto in alcun modo (nonostante parecchia insistenza da parte nostra) prenderli per mano o disegnare seduti al loro fianco: i bambini “bosniaci” da una parte e i rom dall’altra. Ovviamente il comportamento dei bambini è conseguenza di un certo modo di porsi da parte delle famiglie nei confronti dei rom. Questo significa che l’integrazione e la convivenza su cui lavorare non deve essere soltanto quella tra serbi e mussulmani, ma quella tra tutte le etnie presenti in Bosnia. La strada da compiere è ancora lunga...

Questa settimana mi ha regalato davvero molto. Ho conosciuto e visto da vicino altre realtà, culture, persone, cibi, tradizioni, modi di pensare e di agire. Mi sono sentita così bene durante e dopo quest’esperienza, che sono arrivata a chiedermi se ho intrapreso questo “viaggio”, fisico ma non solo, in Bosnia per aiutare le persone di quel paese o se inconsciamente l’ho fatto anche per me stessa. La risposta non l’ho ancora trovata, ma credo che in fondo questo non abbia davvero importanza.


Ilaria

lunedì 10 settembre 2007

Articolo su BALCANI COOPERAZIONE

Da Elisa Giubilato:
Ciao a tutti,
vi invito a dare un'occhiata a questo link
su Balcani Cooperazione dal titolo Un ponte tra Gracanica e Petrovo ..troverete un articolo su di noi tutti! :)

a presto!
Elisa

PS approfitto dell'occasione per ricordarvi che mercoledì 12 settembre c'è riunione di provinciale a Mirano!!

Guido di UNAMANO: SETTIMANA ESTATE 2007

Guido Mazzonetto del Comitato Unamano di San Giorgio in Bosco ci scrive ed io volentieri pubblico.

Questa per me è stata la seconda estate in Bosnia e comunque dopo qualche viaggio fatto durante l’anno mi sento quasi come a casa mia. Questa settimana è stata diversa rispetto all’anno scorso: nel 2006 l’entusiasmo e la paura che mi hanno accompagnato durante la mia prima esperienza del genere, molto probabilmente mi hanno impedito di notare e riflettere su certe cose.

Noi di Unamano abbiamo dormito e vissuto a casa di una ragazza (Almedina) del villaggio di Skahovica e con noi è sempre rimasta anche Nihada, una ragazza che ha vissuto qualche anno in Italia e che ci ha molto aiutati con la lingua (con Almedina si parlava in inglese). Nella scuola dove di solito ci si accampava non c’era acqua (il villaggio ha problemi di acquedotto) così siamo stati ospitati da Dina (così tutti la chiamano) che avendo più possibilità “finanziarie” rispetto ad altri, ha a casa una cisterna che le permette di non avere mai problemi di questo tipo. Anche Nihada, a casa della quale abbiamo cenato più volte, ha le stesse possibilità, avendo padre e fratello che lavorano in Italia. La loro gentilezza e ospitalità sono stati davvero fantastici, non avrò mai tante parole per ringraziarle (e grazie anche alla madre di Nihada).

  • Ed ecco la prima riflessione: la differenza quasi abissale tra delle situazioni così ed altre in cui le persone non riescono quasi a sopperire nemmeno ai bisogni primari. Anche quest’anno abbiamo visitato alcuni “casi sociali”, famiglie che hanno evidenti problemi di pagarsi le medicine, il materiale scolastico per i figli, i beni di prima necessità. Molte di queste famiglie non hanno entrate: chi non può lavorare perché è invalido, donne vedove con figli a cui il marito non pensa, e ottenere dei sussidi è molto difficile. Siamo stati a visitare una signora il cui marito era ammalato e non poteva lavorare; quando finalmente era riuscita ad ottenere una specie di pensione e doveva presentarsi con lui all’ufficio per le ultime formalità, lo ha trovato morto in casa. Abbiamo lasciato qualche soldo in più per questa famiglia e lo stesso abbiamo fatto per Fatija, una signora il cui ex marito non vuole che i figli la vadano a trovare (anche i volontari del Sunsokret gli portano gli aiuti senza che il marito lo sappia), e per la ragazza che sviene (Menissa) e che ha bisogno di medicine. L’anno scorso abbiamo anche aiutato un ragazzo che aveva bisogno di materiale scolastico; quest’anno ha finito la scuola e con ottimi risultati ma non può frequentare l’università visto che i suoi genitori non lavorano. Si è pensato ad una specie di adozione a distanza…vedremo se è fattibile. Questi casi ci sono stati segnalati sia da Dino, ma anche dalla gente del villaggio che incontravamo.
  • Seconda riflessione: l’aiuto che queste famiglie hanno da chi ha più possibilità. Visitando alcuni casi sociali abbiamo appreso con molto piacere che qualche volta chi è in difficoltà viene aiutato dai suoi compaesani; c’è chi paga metà del costo dell’autobus per la scuola al figlio di qualcun altro, chi aiuta in qualche altro modo; anche la famiglia di Ademir si è impegnata in questo.
  • Terza riflessione: la non integrazione dei bambini rom (i bambini non gli vogliono nemmeno dare la mano) e allora cosa possiamo fare noi per questo? L’animazione ai bambini può diventare luogo di integrazione attraverso un percorso specifico o resterà solo fine a se stessa? Quest’anno mi sono posto queste domande probabilmente per i motivi sopracitati.

L’integrazione tra le due etnie che noi come gruppo di volontari cerchiamo di portare avanti e in cui crediamo, quest’anno è stata messa a dura prova proprio durante una manifestazione fatta appositamente per sensibilizzare la gente sul problema. Il torneo di calcetto tra i villaggi è stato macchiato da una partita palesemente combinata tra due squadre musulmane (Doborovici e Pribava) per non far accedere alla finale la squadra serba di Kakmuz. Le due sono state squalificate dopo aver (quasi) ammesso il trucco ma non l’hanno presa bene e il torneo si è concluso con cori non proprio sportivi e con un rifiuto dei premi che ha fatto capire l’aria che si respirava (il pallone come premio di partecipazione è stato scagliato lontano con un calcio sotto gli occhi attoniti di tutti). Come primo impatto io ho letto questa cosa come una sconfitta che il nostro gruppo di volontari ha subito e non sono riuscito a capire come un semplice torneo di calcetto tra bambini possa arrivare a tanto. Parlando poi con i volontari italiani del villaggio di Doborovici (AVIP ndr) che hanno discusso con i loro ragazzi di ciò che era accaduto, allora capisci che il risentimento è ancora tanto e che forse ci vorrà ancora molto tempo per una pacificazione vera e propria (molti sono profughi che vengono da Srebrenica, dove c’è stato un famoso genocidio di musulmani da parte delle milizie serbe alla fine della guerra nel ’95). Ma quello che mi fa ancora più male è che quando, tornato in Italia, ho raccontato questa storia ad alcuni miei amici, mi sono sentito dire che quello che cerco e tutti i volontari cercano di fare è solo un’illusione, perché gli slavi sono tutti uguali e sono fatti così, arroganti e che solo Tito è riuscito a tenerli “al guinzaglio” (questo mi è stato detto da un amico che viene spesso a contatto durante il lavoro con persone provenienti dai Balcani). Ma allora tutte le persone di diversa etnia che erano sposate tra di loro, tutti gli amici che non badavano alla religione che professava uno o l’altro, la convivenza pacifica che c’è stata prima della guerra e solo frutta di una dittatura? Io non conosco come sono andate le cose ma non penso che uno si svegli alla mattina e ripudi la moglie o il marito solo perché crede in qualcos’altro; penso, e spero non sia la solita retorica, che i responsabili siano i soliti governanti e che il popolo si faccia plagiare troppo. Forse dimentichiamo che anche noi italiani abbiamo avuto la nostra dittatura con la sua conseguente guerra civile e risentimento verso quelle persone che prima magari erano state amiche (le situazione erano molto diverse ma forse il concetto principale della convivenza sta in piedi). Ma quel che è peggio è che io non riesco lì per lì a far capire ai miei amici che non si può generalizzare e che bisogna continuare a lavorare per raggiungere quell’obiettivo in cui si crede. Le persone semplici cercano la pace sia che siano slavi, africani, asiatici, italiani…almeno lasciatemelo sperare.

Guido



martedì 4 settembre 2007

Marianna: Bosnia agosto 2007

Ricevo da Marianna questa Mail che son felice di pubblicare, seguite il suo esempio. Ciao Michele

Anche quest’anno la settimana estiva in Bosnia con l’AVIP è stata molto intensa. Gli impegni non sono mancati ma l’energia nel gruppo non è mai venuta meno e quindi ancora una volta è valido il motto ”l’unione fa la forza”.

Questo era il mio sesto viaggio ad agosto, e ogni volta è sempre unica.

L’unicità o, meglio la diversità, è data da vari elementi:

  • diversa e unica sono io ogni volta che parto da casa;

  • diverse e uniche sono le cose che succedono nella vita e che vanno a mutare il mio modo di pensare, di sentire, di vivere;

  • diversi sono i compagni di viaggio, il loro modo di pensare, di agire, di sentire, di porsi e porti domande;

  • diversa è la gente bosniaca che si incontra, i bambini crescono, gli adulti invecchiano, c’è chi si sposa, chi cambia lavoro, chi aspetta un bambino e chi c’era nel passato e non c’è più..

  • diversi sono gli appuntamenti che durante la settimana riguardano la vita del gruppo

  • tutte queste diversità ti fanno ritornare a casa sicuramente diversa.

E forse, è proprio per questo che adoro partire….

Era la prima volta che arrivavo in Bosnia ad agosto con la carica di Presidente del Comitato Prov.le, il gruppo che coordina i vari gruppi del Padovano che operano in Bosnia da anni.

Sicuramente tanta era la tensione prima di partire, da mesi ai coordinamenti si cercava di dividere bene i compiti, di scrivere ogni cosa per paura di dimenticare, fiumi di e.mail, telefonate, sms….la temperatura era elevata..

Gli appuntamenti del Pro.vle riguardavano le attività comuni da organizzare (tornei di calcetto e pallavolo a Soko), riunioni per il progetto scuole a Gornia Orahovica, riunione per la maratona che si terrà ad ottobre 2007, incontro con il sindaco di Petrovo per presentare il nuovo direttivo e per valutare l’attuale rapporto tra Prov.le e autorità di Petrovo. Appuntamenti impegnativi però attesi con entusiasmo perché vissuti in unità con gli altri volontari dei vari comitati comunali.

Cresceva ogni giorno in me la consapevolezza che non andavo più in Bosnia solo con l’AVIP a Doborovci, ma ero con AVIP e, vivevo e sentivo il Prov.le in Bosnia (sia a Gracanica sia a Petrovo), infatti forte è stato il sentir vicino gli altri gruppi, durante i loro viaggi e durante le loro giornate.

Da mesi la mente era proiettata ai diversi appuntamenti, ma la cosa che più mi ha stupito era che il batticuore che avevo gli altri anni perché mi vedevo a Doborovci, non si era calmato e, soprattutto ora, era diventato il batticuore per le cose che riguardavano il Prov.le.

È stata una grande occasione e, quindi, è d’obbligo un grazie a tutti quelli che hanno vissuto con me questo. Tutto mi è servito per crescere sia nel saper dialogare, ascoltare, riflettere, analizzare i fatti previsti ed imprevisti che succedevano a me sia quelli che accadevano agli altri.

Qualcuno da fuori, potrebbe farmi notare che la Bosnia “non va usata” per i propri interessi, ed è sicuramente vero; però, è anche vero che nella vita nulla accade per caso, essere volontario vuol dire agire gratuitamente per il bene degli altri, ma non può e non deve venire meno il servizio gratuito verso se stessi. La Bosnia aiuta in questo e, forse, è questa doppia direzione che mi permette di continuare a viaggiare sempre.

lunedì 20 agosto 2007

Di ritorno dalla Bosnia

Ieri ore 21 circa ho chiamato Francesco Zanin (tra i fondatori di Avip) di ritorno dalla Bosnia stanco ma soddisfatto mi ha detto che tutto è andato bene.
Fatemi avere diari, pensieri, foto e video per essere pubblicati.
Inviate il materiale a: avip.santangelo@gmail.com .
Questo vale anche per tutti coloro che fanno parte delle associazioni del comitato.
Ciao a tutti.
Michele

venerdì 22 giugno 2007

TUTTAUNAFESTA

Da Mariano Salmaso:

Sabato 23/06/07 in Piazza Vittorio Emanuele II a Piove di Sacco PD dalle ore 20_00, nell’ambito di “TUTTAUNAFESTA". Non c’è 2 senza 3: Tam Tam, Germoglio e…te!” (festa dell’associazione “Germoglio” e della Bottega del commercio equo e solidale “Tam Tam” in collaborazione con le Associazioni del territorio).
L’AVIP sarà presente con il banchetto delle magliette e materiale informativo. Se passate…
Ciao A tutti

martedì 8 maggio 2007

Et voilà le magliette AVIP 07

Annuncazione annunciazine!!!
Sono tornate, dopo un anno sono ritornate le nuove magliette AVIP. Regolari come uno stormo di migratori.
Per vederle e vederci SABATO 12 Maggio nel piazzale di fronte alla chiesa di Sant'Angelo di Piove dalle ore 15:30.