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mercoledì 13 luglio 2011

Diario missione Bosnia 2010

Doborovci

Giovedì  12 AGOSTO 2010

 

Mi sveglia una strana luce rossa che per qualche istante mi rende difficile capire dove mi trovo. Sono le tende che dovrebbero servire a fare un po’ di buio, è evidente che non servono a nulla. Sono arrivato solo ieri, perciò è la mia  prima notte di questa ennesima missione dell’ AVIP. Per la prima volta da quando vengo in Bosnia ho dormito da solo,non che la cosa mi dispiaccia, ma mi è sembrato strano non addormentarmi con le solite chiacchiere. Ho chiuso gli occhi pensando alle due donne della mia vita, mia moglie Maria Grazia e mia figlia Chiara rimaste a casa e non nascondo che mi è scesa una lacrima. Non sono qui con me perché tra qualche mese Maria Grazia mi renderà padre per la seconda volta . Ma ora è giorno, e che giorno.  Oggi ci saranno i cosiddetti “Giochi senza frontiere”. Da ogni villaggio delle municipalità di Gracanica e Petrovo in cui sono presenti volontari italiani arriveranno  al campo giochi un gruppo di ragazzi per un totale di circa 200 .Successivamente verranno formate varie squadre che si sfideranno per la vittoria finale.

Lo scopo di questa giornata è quello di passare qualche ora insieme senza distinguere tra religione, appartenenze pseudo-etniche, in modo che i ragazzi superino quelle divisione create dai “grandi” con la guerra. Negli anni scorsi si sono fatti nella parte mussulmana della Bosnia, quest’anno invece si faranno proprio a Petrovo nella parte serba. Una scelta non casuale. Mi preparo a questa intensa giornata, occhiali da sole, magliette di ricambio e mi avvio da Krusko(il campo base dell’ AVIP) per fare colazione .

Saluto tutti e affogo nel latte un bel po’ di biscotti, due fette biscottate con la marmellata, una tazza di caffè e sono pronto. Siamo tutti pronti, pieni di entusiasmo e anche un in agitazione per le molte cose da fare.

Mentre io e altri volontari carichiamo le macchine con l’occorrente per i giochi il pullman con i “nostri” ragazzi parte. Appuntamento al campo. Le vetture ai lati della strada e i pullman parcheggiati in un campo ci fanno capire che siamo arrivati. Seguiamo a piedi la stradina sterrata accanto ad un edificio che è, senza ombra di dubbio, la scuola. All’ improvviso uno sfolgorio di colori abbraccia i miei occhi. Rosso,giallo,azzurro,verde,bianco, viola, blu sono i colori delle magliette indossate dai ragazzi  Sul campo di cemento dietro la scuola, circondato dagli altri lati da alti alberi dal verde intenso sono già pronti i campi per i giochi. Sfido il mondo intero a capire chi fosse mussulmano o ortodosso italiano o croato o serbo. Nessuno potrebbe indovinare per il semplice fatto che non esistono differenze.Quei colori poi,non erano altro che i colori della pace! Tutto ciò rendeva ancora più emozionante quel momento. Un cielo straordinariamente limpido ed un sole accecante completavano la scenografia di quel pomeriggio. Per due ore piccole colonne di magliette si spostavano da una parte all’altra del campo per poter fare tutti i giochi pensati e preparati da un gruppo “scelto” di volontari per l’occasione. Giochi d’ acqua, con la palla, staffette, ecc. ecc. Giudici severi e “incorruttibili” seguivano con grande attenzione lo svolgimento del torneo comunicando al tavolo della giuria i punteggi.

Alla fine dopo qualche minuto di attesa venivano comunicati i vincitori. Non il nome di un villaggio ma Solo il colore delle magliette, arancio per i piccoli e bianco per i grandi. Questo perché, prima di iniziare, si erano create le squadre “mescolando” i ragazzi dei vari villaggi, in modo che prevalesse il gusto del gioco e non la competizione. Ormai stanchi, tutti in fila per un meritato panino e una coca cola e poi musica con un immancabile waka Waka che trascina tutti, ma proprio tutti, in uno sfrenato ballo di gruppo.

Dimenticavo il tiro alla fune collettivo che ebbe, però, vita breve. La fune stessa non resistete alla forza dei tiratori, e cioè tutti quelli che erano in campo, facendo cadere grandi e piccini..Siamo alla fine esausti ma felici per un pomeriggio entusiasmante. Torniamo nel nostro villaggio e dopo una bella doccia ci ritroviamo a cena con commenti e risate sulla giornata trascorsa.

Non la dimenticheremo facilmente!

 

                                                            Francesco Zanin