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lunedì 9 agosto 2010

MARCIA SREBRENICA 2010 secondo giorno

Mercoledì 7. Al mattino ho un incontro con E. e A., due fratelli originari di Bratunac, che sono scampati per miracolo al massacro, dopo una fuga di sette giorni senza cibo e senza riposo. Il più grande oggi vive in America con la famiglia: racconta della vita difficile dei primi anni, poi dice che ora si è sistemato e sta bene, anche se non può dimenticare la sua “bella” terra di Bosnia. Il secondo, dopo quindici anni trascorsi nel campo profughi a Doborovci, ha potuto ricostruire la casa di famiglia in un villaggio della zona di Bratunac, ma ha bisogno di finanziamenti per acquistare macchine agricole e bestiame, così da poter avviare l’attività agricola.
Nel pomeriggio ci spostiamo a Nezuk, la località di partenza della marcia: nel pullmino sobbalzante i ragazzi hanno voglia di scherzare (parlano di ragazze e mi chiedono più volte come sono le ragazze italiane); poi il discorso si sposta sulla Bosnia: la guerra è finita da quindici anni, ma la situazione è sempre molto critica. Un giovane studente di liceo parla dello splendore della Bosnia nell’epoca del dominio turco. Si dorme nella casa di un’anziana signora, che ci fa dono di tutte le forme dell’ospitalità bosniaca, compresa l’immancabile pita. Prima di dormire, con i ragazzi si parla ancora della Bosnia: l’11 luglio, il futuro. A. dice che vuole partecipare alla marcia per onorare i martiri di Srebrenica, i quali nel percorso per la salvezza sono andati incontro alla morte. T. aggiunge: “La nostra partecipazione è un invito a ricordare. Di Srebrenica si parla molto in occasione dell’anniversario dell’11 luglio, ma poi tutto finisce. Non bisogna dimenticare; se le generazioni future non sanno cosa è successo, si potrebbero ripetere questi orrori”.

MARCIA SREBRENICA 2010 primo giorno

Martedì 6 luglio. Arrivo a Doborovci, uno dei tanti villaggi immersi nelle verdi colline della Bosnia: paesaggio da cartolina. Dopo tante titubanze ho deciso di partecipare, con un gruppo di
giovani di Doborovci, alla MARŠ MIRA (Marcia della Pace) in ricordo del genocidio del 1995, quando nel mese di luglio più di 8.000 musulmani di Srebrenica furono massacrati dalle forze serbo-bosniache. Un percorso tra i boschi, lungo sentieri di montagna: più di 100 chilometri in tre giorni; si dovrà percorrere a ritroso il tragitto compiuto dagli uomini che fuggivano da Srebrenica verso Tuzla, alla ricerca della salvezza. Tante volte, con altri amici volontari, ho partecipato alla
consegna di aiuti umanitari ai profughi, gli scampati da Srebrenica; ma ogni volta un pensiero triste prendeva il sopravvento: non potremo mai cancellare il dolore della perdita dei loro cari. Adesso posso almeno condividere con loro la memoria.
Appena arrivato, i ragazzi mi aggiornano sui nomi delle persone che avranno sepoltura l’11 luglio: sono i padri, i fratelli, i mariti delle persone del campo profughi; anche queste famiglie, dopo lunghi anni di attesa, potranno colmare il vuoto e piangere sulla tomba dei loro cari.