Contribuite e fate contribuire.

5X1000
Ricordate che AVIP può ricevere contributi anche dalla Vostra denuncia dei redditi.
Codice fiscale 92079420284

mercoledì 31 luglio 2013

Il giorno 30 luglio è mancato l'amico Angelo Panizzolo

Il giorno 30 luglio è mancato l'amico Angelo Panizzolo (conosciuto come Nini). E' stato tra i fondatori dell'AVIP e si è sempre impegnato con convinzione e grande disponibilità, sia nelle nostre missioni a favore delle popolazioni colpite dalla guerra in ex Jugoslavia, sia nelle iniziative attuate nel territorio per promuovere sensibilizzazione e condivisione sui temi della pace e della solidarietà. Lo ricordiamo con affetto per il grande esempio di cordialità e serietà che ha sempre dimostrato in tutti i momenti delle nostre attività

martedì 30 luglio 2013

Rassegna Stampa della settimana sulla Bosnia Erzegovina

Bosnia: firmato accordo di libero scambio con EFTA EURegion.net
La Bosnia - Erzegovina ha concluso nei giorni scorsi un accordo di libero scambio con i Paesi EFTA: alla firma dell´accordo erano presenti i rappresentanti di ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: richiesti dazi ad importazioni alimentari EURegion.net
La Repubblica Srpska, una delle due entità in cui si articola la Bosnia - Erzegovina, ha richiesto al Ministero del Commercio Estero di imporre dazi alle ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Orfani in Bosnia, ma felici in Molise: i ragazzi crescono e sognano ... Termoli Online
La loro Bosnia non è più la terra martoriata da bombardamenti ed eccidi, ma loro oggi debbono cavarsela da soli e per l'undicesima estate qualcuno fa ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Guidolin: «In Bosnia battaglia sportiva» Il Messaggero Veneto
ARTA TERME. Prove generali di Europa League, questa sera (alle 20.45), a Bergamo per l'Udinese di Francesco Guidolin che, nell'ultima gara di spessore ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Albesi volontari nei campi scuola in Bosnia-Erzegovina La Stampa
L'undicesima edizione dell'iniziativa albese che organizza da anni l'estate ragazzi nella cittadina di Zavidovici, in Bosnia-Erzegovina, si svolgerà dal 29 luglio al ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Lui è di Banja Luka (Bosnia, ex Jugoslavia) Corriere della Sera
Lui è di Banja Luka (zona a maggioranza serba della Bosnia, ex Jugoslavia). È musulmano, la moglie è croata e cattolica, sono dovuti scappare di casa la notte ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Udinese, Pozzo: «In Bosnia non sarà una passeggiata» Calcio News 24
UDINESE POZZO SIROKI CALENDARIO - Il patron dell'Udinese, Giampaolo Pozzo, in attesa del preliminare contro il Siroki, commenta con queste parole il ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia, incendio in un ospedale La Voce della Russia
Oltre 400 persone sono state evacuate venerdì a causa dell'incendio scoppiato nell'ospedale principale della città di Bihaс nel nord-ovest della Bosnia ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Trentino Basket Cup: Italia a punteggio pieno, anche la Bosnia cade ... Basketinside
TRENTO – La seconda giornata della Trentino Basket Cup si è conclusa con le vittorie dell'Italia, al termine di una partita tiratissima, sulla Bosnia- Erzegovina ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento »
Oggi allenamento al pomeriggio Mercoledì mattina partenza per la ... Il Messaggero Veneto
Il gruppo bianconero al completo resterà in ritiro fino al giorno della partenza per la Bosnia, previsto per la mattinata di mercoledì . Quindi, chi non prenderà ...
Mostra tutti gli articoli su questo argomento » 
 
Earthquake - Magnitude 3.5 - BOSNIA AND HERZEGOVINA - 2013 ...
Earthquake - Magnitude 3.5 - BOSNIA AND HERZEGOVINA - 2013 July 26, 17:22:41 UTC earthquakes today - recent and latest earthquakes, earthquake map ...
www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=327511
 

venerdì 19 luglio 2013

Rassegna Stampa della settimana sulla Bosnia Erzegovina

Bosnia, genocidio: annullata assoluzione Karadzic
La Voce d'Italia
L'Aja (Olanda) - La Corte d'Appello dell'Aja torna a occuparsi di Karadzic e in una data fatidica. A 18 anni dal genocidio di Srebrenica, in Bosnia migliaia di persone hanno ancora una volta commemorato le oltre ottomila vittime musulmane dell'orrendo ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
La Bosnia ricorda la strage di Srebrenica. Sepolte altre 409 vittime
Affaritaliani.it
La Bosnia ha seppellito 409 vittime del massacro di Srebrenica, tra i quali un neonato, nel 18mo anniversario del peggiore massacro in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Circa 8mila persone furono massacrate dalle forze serbo-bosniache ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia, donne Srebrenica denunciano: Picchiate da polizia, 8 ferite
LaPresse
Sarajevo (Bosnia-Herzegovina), 13 lug. (LaPresse/AP) - Alcune donne denunciano di essere state picchiate dalla polizia in Bosnia dopo avere sfondato un cordone di agenti a Srebrenica riuscendo a entrare e deporre dei fiori nel magazzino di Kravice ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
BOSNIA: RICORRENZA SREBRENICA. A 18 ANNI DAL ...
Liguria Notizie
karadzicradovanaln L'AJA 12 LUG. Srebrenica 11-15 luglio 1995 i paramilitari dell'esercito dell'autonominata Republika Srpska di Bosnija al comando del Generale Ratko Mladic deportano e sterminano con un colpo alla nuca 8372 maschi ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: Sarajevo al top delle mete turistiche nella regione
EURegion.net
La capitale della Bosnia è stata inserita tra le dieci migliori mete turistiche dell´est europeo nell´ultima edizione della guida redatta da Lonely Planet, una delle più popolari pubblicazioni del settore a livello mondiale. Riguardo Sarajevo si legge ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: possibili esportazioni da porto croato di Ploce
EURegion.net
Una questione fondamentale era costituita dal libero transito attraverso il territorio della Croazia fino al porto di Ploce ed attraverso il territorio della Bosnia Erzegovina fino alla città di Neum: con questo Accordo è stato reso possibile il libero ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
il disegno come arma per l'uguglianza di genere
Famiglia Cristiana
È una questione di diritti, calpestati e ignorati con una regolarità che porta inevitabilmente alla rassegnazione. Le donne, in Bosnia, sono ancora vittime di ingiustizie in ogni campo della loro vita, pubblica e privata: da quando sono bambine a ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: nuova accusa genocidio Karadzic
Il Cittadino di Monza e Brianza
(ANSA) - BRUXELLES, 11 LUG - La Corte d'Appello del Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi), accogliendo la richiesta del procuratore generale, ha reintrodotto l'accusa di genocidio per Radovan Karadzic, l'ex leader politico dei serbi di Bosnia.
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: tafferugli fra polizia serba e madri Srebrenica
Ticino News
Giovedì scorso al cimitero-memoriale di Potocari, alle porte di Srebrenica, si sono tenute le commemorazioni ufficiali per il 18/mo anniversario del massacro. Srebrenica fa parte della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina.
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Auto da f1 stradale: in Bosnia la prima monoposto legale al mondo
calcio.com
Se avete mai sognato di guidare legalmente una Formula 1 per strada, Miso Kuzmanovic ha quello che fa per voi. Meccanico di professione, il giovane bosniaco ha costruito la propria monoposto dal nulla equipaggiandola con un motore da 150 cavalli.
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »   

martedì 16 luglio 2013

Bratunac, ovvero, il giorno dopo

 

di Azra Nuhefendić Trieste 11 luglio 2013
L'11 luglio si commemora il genocidio di Srebrenica, presso il Memoriale di Potočari. Il giorno dopo, a pochi chilometri di distanza, i nazionalisti serbi commemorano le "loro vittime". Quando il negazionismo rischia di cancellare la storia
Il giorno dopo l’11 luglio, commemorazione annuale del genocidio di Srebrenica, i serbo-bosniaci della zona ricordano i propri caduti in guerra.
Fino a un paio d’anni fa, la “cerimonia” si consumava con oltraggiosi cortei di nazionalisti locali e “colleghi” che venivano dalla Serbia e dal Montenegro. Marciando nel centro di Srebrenica, vestiti con maglie che portavano stampati i volti dei criminali massacratori Ratko Mladić e Radovan Karadžić, i fieri nazionalisti sventolavano le bandiere nere dei cetnici ed esibivano poster con l’infame scritta/minaccia: “Nož-žica-Srebrenica” (coltello-filo spinato-Srebrenica). La commemorazione si concludeva con una sagra svolta tra fiumi di birra, rakija (la grappa dei Balcani), maiali allo spiedo e gare sportive.
L’obiettivo era umiliare i sopravvissuti al genocidio, facendo capire alle vittime che i colpevoli non erano pentiti delle atrocità commesse e, anzi, si consideravano padroni della terra in cui fecero pulizia etnica.
Negli ultimi anni, il programma della cerimonia è cambiato. Oggi viene tenuta nel cimitero militare, costruito nella città di Bratunac - a soli 11 chilometri dal Centro Memoriale di Potočari - dove sono sepolte le vittime del genocidio.
Le autorità serbo-bosniache asseriscono che, nel cimitero militare di Bratunac, siano sepolti più di 3500 serbi, "vittime di terroristi musulmani. “Se si dovesse parlare di genocidio, il posto giusto sarebbe questo”, disse il presidente della RS Milorad Dodik, un paio d’anni fa, durante la commemorazione.

Negare il genocidio

Di questa cerimonia, è contestabile quasi tutto: il numero di vittime, la data di commemorazione, il luogo, i messaggi mandati da chi si riunisce.
La “rievocazione” a Bratunac, fa parte di una lunga campagna indetta dai nazionalisti serbi che ha lo scopo di negare il genocidio e alleggerire i loro crimini, giustificandoli con presunte vittime serbe. Così, riaggiustano la storia, distorcono i fatti, tentano di presentare i difensori di Srebrenica come aggressori, manipolando l'opinione pubblica.
Il nodo centrale dei tentativi di negare il genocidio è l'argomentazione che l'offensiva serba venne provocata da attacchi musulmano-bosniaci, da Srebrenica, contro i villaggi serbi vicini.
Tali conclusioni sugli eventi che precedettero il genocidio di Srebrenica non stanno in piedi. Sono tentativi di presentare assediati e vittime quali aggressori. Srebrenica fu sotto assedio per tre anni e mezzo e venne bombardata dai villaggi serbi vicini pesantemente militarizzati. Durante l’assedio, gli abitanti della cittadina vivevano in condizioni disumane, esposti ogni giorno a bombardamenti e spari da parte dei cecchini cetnici. L'ex ambasciatore alle Nazioni Unite, Diego Arria, che guidò la delegazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu a Srebrenica - nell'aprile 1993 - descrisse la situazione quale un “processo di slow motion genocida”.
Nella relazione delle Nazioni Unite sulla condotta dei musulmani nella Srebrenica dell’epoca, si afferma che, “da un punto di vista militare, gli attacchi non ebbero rilevanza e vennero eseguiti da persone in cerca di cibo”, poiché le forze serbe impedirono ogni accesso ai convogli umanitari e, di conseguenza, la popolazione versò in stato di fame e freddo". Anche le fonti serbe che parteciparono alla compilazione del documento, confermarono che “le operazioni (dei musulmani, ndr) non rappresentarono alcuna minaccia”. In aggiunta, la “difesa per necessità”, come nel caso di Srebrenica, è riconosciuta come principio consolidato nel diritto internazionale.

Sempre più vittime serbe

Con il passare del tempo, il numero delle presunte vittime serbe nei pressi di Srebrenica crebbe. Fino ad alcuni anni fa, la Commissione della Republika Srpska (RS) per crimini di guerra, asseriva che vennero uccisi 995 serbi della regione Bratunac-Srebrenica-Skelani. Poi, cambiarono idea e, per un paio d’anni, la cifra mutò in 1400. Oggi sarebbero 3500.
Il numero cambia, non perché – come nel caso di Srebrenica - si scoprono nuove fosse comuni con i resti dei fucilati, ma perché i manipolatori aggiungono alle vittime nomi di serbi morti altrove in Bosnia e non per forza di cose nel corso dell’ultima guerra.
Il Centro di Ricerca e Documentazione (Research and Documentation Center, RDC) di Sarajevo, in cui lavorano congiuntamente investigatori bosgnacchi, serbi e croati, ha indagato sulle presunte vittime serbe a Srebrenica e dintorni. Dopo aver controllato i dati basati sui certificati di morte e dopo aver contato le tombe, l’RDC concluse che il numero dei civili serbi che persero la vita dal 1992 al 1995, fu di 843. Esso non si riferisce a una sola città o a un’unica località, ma all’intera regione di Podrinje centrale. Per di più, le vittime serbe non vennero giustiziate in un giorno o in una settimana - come quelli di Srebrenica - ma perirono in quattro anni di guerra.
Tutti i dati pubblicati dall’RDC vennero esaminati e confermati dagli esperti impiegati dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY). Dopodiché anche l’Ufficio del Procuratore dell'Aia riconobbe che, la presunta cifra di oltre 3500 morti serbi intorno a Srebrenica, “non rifletteva la realtà”.
Non basta. “Soldati e poliziotti che persero la vita in un conflitto armato non possono essere equivalenti alle vittime dei crimini di guerra, come, per esempio, le esecuzioni di massa”, precisò l’Ufficio del procuratore dell'Aia.

Un esempio

Forse, l'esempio più chiaro di mistificazione è quello di Kravica, villaggio serbo nei pressi di Bratunac, attaccato dall'esercito bosniaco la mattina del Natale ortodosso, il 7 gennaio 1993. Le accuse secondo cui l'attacco provocò “centinaia di vittime civili” si sono dimostrate false. La documentazione originale dell'esercito della Republika Srpska (VRS) mostra che in quell’occasione vi furono 35 militari morti, 36 militari feriti e 11 vittime civili.
L’RDC ha inoltre rivelato che, in molti casi, tra i sepolti nel cimitero militare a Bratunac, vi sono serbi morti altrove in Bosnia e che, solo più tardi, vennero presentati come vittime ammazzate dai difensori di Srebrenica.
Dopo gli Accordi di Dayton la periferia di Sarajevo, controllata dall'esercito serbo-bosniaco, doveva essere reintegrata nella città. Nel 1995 i leader della Republika Srpska invitarono i serbi locali a lasciare Sarajevo e portare con sé i resti dei propri morti. La grande maggioranza dei serbo-bosniaci seguì le istruzioni. I resti dei loro morti vennero sepolti nel cimitero militare di Bratunac, ma “archiviati” come se fossero stati uccisi dall'esercito bosniaco a Kravice, o in altri villaggi attigui.
“Casualmente, la prima sulla lista dei serbi ammazzati qui, nel Comune di Bratunac, è mia zia, morta - ma non uccisa - a Hadzici (un sobborgo di Sarajevo)”, racconta il presidente della ONG dei rifugiati da Sarajevo, “Ulisse”, Cedomir Glavas.
“I numeri sono un materiale superbo per la manipolazione. Cento morti, per loro, non sono nulla. Contano solo le cifre a tre zeri, così ragionano i politici”, puntualizza Glavas.
Anche un certo numero di cittadini stranieri (paramilitari da Serbia, Montenegro e Croazia) che combatté dalla parte serbo-bosniaca intorno a Srebrenica, venne sepolto nel cimitero militare a Bratunac. Tra questi vi sono Vesna Krdzalic, Dragica Mastikosa, Aleksandar Grahovac e Sreto Suzić. Due donne, Vesna Krdzalić e Dragica Mastikosa, secondo la testimonianza dei sopravvissuti, parteciparono a pestaggi, torture e uccisioni dei civili bosniaci nel villaggio di Glogova e nel campo di tortura “Vuk Karadžić”. Ambedue perirono in battaglia durante l’attacco al villaggio bosniaco di Sandići, il 29 maggio 1992. Oggi, al cimitero di Bratunac, si contano tra le “vittime del terrore islamico”.
Anche alcuni civili serbo-bosniaci, morti in seguito all'offensiva dell'esercito serbo-bosniaco in un villaggio etnicamente misto situato vicino a Srebrenica, vengono spacciati per vittime dei musulmani di Srebrenica: il 6 maggio 1992, le forze serbo-bosniache attaccarono con artiglieria pesante e mortai il villaggio di Bljeceva, dove la maggioranza era musulmana, ma vi vivevano anche serbi. I mortai colpirono diverse abitazioni nel villaggio, uccidendo 16 persone. Fra queste, due anziani civili serbi, Kosana Zekic e Gojko Jovanovic. Oggi, anch’essi figurano tra le “vittime dei terroristi musulmani”.

Paradosso Bratunac

Bratunac non è stato scelto per caso come cimitero militare serbo. A soli 11 chilometri da lì vi è il Centro Memoriale di Potočari, dove sono sepolte le vittime del genocidio e che, secondo la logica di politici e storici serbi, va contestato.
Anche per un altro motivo la scelta del luogo dimostra un certo cinismo. Prima della guerra, la maggioranza della popolazione di Bratunac era musulmano-bosniaca. All’inizio del conflitto, l’esercito serbo-bosniaco, insieme ai paramilitari della Serbia e le forze dell’Armata Popolare Jugoslava (JNA), fece una profonda pulizia etnica. L'intera popolazione musulmana di Bratunac, più di venti mila persone, venne espulsa. I maschi musulmani vennero radunati nel campo di calcio, separati da donne e bambini. Poi, molti di loro, finirono torturati, maltrattati e trasportati nei campi di concentramento e, almeno 612 persone caddero uccise.
La pulizia etnica riuscì così bene che, l’allora ministro di Radovan Karadžić, Velibor Ostojić, annunciò trionfando: “Ora possiamo colorare Bratunac di blu”. Lo stesso cimitero militare di Bratunac è stato costruito su un terreno sottratto illegalmente ad un musulmano di Bosnia che, prima della guerra, viveva proprio a Bratunac. Per quanto successo ai musulmano-bosniaci di Bratunac, l’ex presidente dei serbo-bosniaci, Radovan Karadžić, è stato accusato di genocidio.
Anche la data della commemorazione delle presunte vittime serbe in Bosnia orientale non ha alcun legame con i fatti e la storia. Il caso del villaggio di Kravice, il più spesso citato dai politici serbi come giustificazione del genocidio di Srebrenica, avvenne il 7 gennaio 1993. Si consumò quindi sei mesi prima del 12 luglio, la data che i serbo-bosniaci hanno scelto per ricordare i propri morti.
I politici e gli storici serbi sanno benissimo la verità su Srebrenica e su quanto precedette il genocidio. Ma sanno che una bugia ripetuta cento volte, viene infine accettata come verità. Per questo giocano tragicamente con i numeri.

giovedì 11 luglio 2013

Rassegna Stampa della settimana sulla Bosnia Erzegovina

 
Bosnia/ Oggi verranno sepolte altre 409 vittime di Srebrenica
TMNews
Roma, 11 lug. (TMNews) - La Bosnia inumerà oggi 409 vittime del massacro di Srebrenica, tra i quali un neonato, nel 18mo anniversario del peggiore massacro in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Circa 8mila persone furono massacrate ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia/ Migliaia salutano passaggio resti vittime Srebrenica
TMNews
E' l'ultima occasione per tutti nella regione e in Bosnia Erzegovina per ammettere quel che è accaduto a Stebrenica, per definirlo un genocifio e per tentare di costruire un processo di riconciliazione e un miglior avvenire in Bosnia", ha affermato ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia/ Attivisti dalla Serbia in bici per ricordare Srebrenica
TMNews
Durante il tragitto, i ciclo-attivisti si fermeranno in diverse città serbe per "ricordare ai loro cittadini il ruolo che la Serbia ha avuto durante la guerra di Bosnia, rendendo conto dei fatti che sono stati accertati da una corte internazionale per ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia/ A 18 anni dal massacro, a Srebrenica ferite ancora aperte
TMNews
Roma, 10 lug. (TMNews) - E' ancora incompiuta, ma è già diventata la pietra di un nuovo scandalo. Si tratta di una piccola chiesa ortodossa, che è sorta ai bordi di un bosco. A Srebrenica, la città che 18 anni fa fu teatro del peggiore massacro dalla ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
In Bosnia ad agosto per aiutare le popolazioni di terre a lungo ...
Corriere di Novara
Basti pensare che lo scorso anno al campo in Bosnia presero parte 17 ragazzi. A gestire e seguire il tutto, da anni, è Andrea Confalonieri. Con lui, ad accompagnare il gruppo in Bosnia, Valentina Sguazzini e don Tommaso Groppetti. Lo scorso anno si ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: compagnia di bandiera tra le migliori per sicurezza nella ex ...
EURegion.net
La ricerca ha riguardato 425 linee aeree di tutto il mondo e ha messo in luce la particolare affidabilità delle compagnie di bandiera di Bosnia - Erzegovina e Croazia nella regione: entrambe hanno ricevuto il punteggio massimo possibile - sette stelle ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: prestito IFC a impresa Bekto
EURegion.net
La Bosnia - Erzegovina è diventata azionista e membro di IFC nel 1996; da allora l´organizzazione ha investito circa 342 milioni di dollari nell´economia locale, con particolare riferimento al settore manifatturiero ad ai mercati finanziario, oltre ai ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
BOSNIA: SERENI, VERITA' SU SREBENICA PESO DEL PASSATO ...
AgenParl - Agenzia Parlamentare
(AGENPARL) - Roma, 11 lug - “Pieno sostegno del Parlamento italiano alla democrazia bosniaca, che sorge dalla consapevolezza, condivisa da tutte le forze politiche italiane e ribadita dal Capo dello Stato in occasione dell'ingresso della Croazia nell ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
28 giovani novaresi in Bosnia per aiutare le popolazioni di terre a ...
Ok Novara
NOVARA, 4 LUG – 28 giovani, provenienti soprattutto da Novara, oltre che da fuori Piemonte, partiranno il primo agosto per la Bosnia. Intenzione del gruppo, portare un aiuto concreto alle popolazioni di terre pesantemente colpite dalla guerra. A ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: telefonia mobile in crescita
EURegion.net
Il mercato della telefonia mobile ha assistito negli ultimi anni ad una serie di significativi sviluppi che ne hanno accresciuto il grado competizione, accrescendo lo sviluppo dei servizi ad esso correlati: il trasferimento di dati è divenuto più ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: 18 anni fa - Video - Corriere TV
Bosnia: 18 anni fa: Diciotto anni fa il massacro di Srebrenica, in Bosnia. Nel luglio del 1995 oltre ottomila bosniaci musulmani furono uccisi nel giro di pochi ...
video.corriere.it/.../0636bdb4-e9f1-11e2-8099-3729074bd3d...
Bosnia/ Migliaia salutano passaggio resti vittime Srebrenica - Il Mondo
E' l'ultima occasione per tutti nella regione e in Bosnia Erzegovina per ammettere quel che è accaduto a Stebrenica, per definirlo un genocifio e per tentare di ...
www.ilmondo.it/.../bosnia-migliaia-salutano-passaggio-resti-vit...
Europa. Bosnia, 18 anni dopo in migliaia a sepoltura di 409 vittime ...
Srebrenica (Bosnia-Erzegovina), 11 lug. (LaPresse/AP) - Decine di migliaia di persone si sono riunite in Bosnia per la risepoltura di 409 vittime recentemen...
www.lapresse.it/.../bosnia-18-anni-dopo-in-migliaia-a-sepoltur...
In Bosnia ad agosto per aiutare le popolazioni di terre a lungo
28 giovani novaresi partiranno da Novara il primo agosto.
www.corrieredinovara.com/it/web/in.../novara-citta
La Stampa - Srebrenica, 18 anni fa la strage Bosnia in lacrime
FOTOGALLERY · Srebrenica, 18 anni fa la strage. Bosnia in lacrime · FOTOGALLERY · Usa, il sindaco ha 4 anni e punta alla rielezione · FOTOGALLERY.
www.lastampa.it/2013/07/11/multimedia/.../pagina.html
  

Srebrenica: omaggi, maratone e commemorazioni ita

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso

Sono trascorsi 18 anni dal massacro di Srebrenica e 409 salme trovano oggi sepoltura ma sono ancora migliaia gli scomparsi. Un commovente corteo da Sarajevo a Srebrenica. E poi iniziative che hanno visto coinvolti podisti, ciclisti e motociclisti
409 salme hanno lasciato, martedì, il centro di identificazione di Visoko, nei pressi di Sarajevo, per essere trasportate verso il memoriale di Potočari, nei pressi di Srebrenica, dove saranno sepolte oggi, 18 anni dopo il massacro, al fianco delle altre 5.657 vittime già identificate.
Sono state migliaia le persone a rendere loro l'ultimo omaggio mentre venivano trasportate su tre grandi camion. Il convoglio si è fermato davanti alla sede della presidenza della Bosnia Erzegovina e i membri musulmano e croato della presidenza tripartita, Bakir Izetbegović e Željko Komšić, hanno anche loro reso omaggio alle vittime.
Le famiglie delle vittime, le madri di Srebrenica e gli abitanti di Sarajevo hanno ricoperto i camion di fiori ed hanno seguito con preghiere o in silenzio l'attraversamento della città.
Inoltre, più di 200 motociclisti provenienti da Bosnia, Germania, Austria, Slovenia, Italia, Turchia e Croazia sono partiti ieri da Sarajevo verso Srebrenica con l'iniziativa “Moto Marathon Srebrenica 2013”. Hanno raggiunto le 5.000 persone che hanno partecipato alla “Marcia per la pace”, da Nezuk, presso Tuzla, sino al memoriale di Potočari (71 chilometri, che percorre al contrario il percorso seguito nel 1995 verso la salvezza dai pochi che scamparono alla strage).
Anche 200 ciclisti sono partiti da Bihac verso Srebrenica per rendere il loro ultimo omaggio alle vittime.
Un gruppo di nove ciclisti serbi sono partiti da Belgrado per Srebrenica. Il gruppo pacifista Donne in nero ha sottolineato come questo sia un fatto importante, per portare solidarietà alle vittime del genocidio e alle loro famiglie ma anche per ricordare ai cittadini della Serbia che debbono affrontare i crimini commessi in passato in loro nome.
L'11 luglio 1995 le forze serbe guidate dal generale Ratko Mladić entrarono a Srebrenica, assediata dal 1992 e dichiarata “zona protetta” dalle Nazioni Unite. Le truppe olandesi di stanza a Srebrenica non difesero l'enclave. In pochi giorni circa 8.000 ragazzi e uomini musulmani vennero uccisi.

mercoledì 10 luglio 2013

E' stato per caso e per passione

di
Vittorio Filippi 10 luglio 2013 


Giacomo Scotti mette finalmente mano alla valigia dei ricordi e racconta la sua incredibile vicenda biografica di giovane italiano del sud finito a vivere, per caso e per convinzione, nella Jugoslavia del secondo dopoguerra. Una recensione. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
“Giacomo Scotti, poeta jugoslavo nato a Saviano presso Napoli!”: così scrisse Izet Sarajlić, un grande intellettuale di Sarajevo che non volle abbandonare la città sotto assedio (perdendovi due sorelle) pur di testimoniare il carattere laico e multietnico della capitale bosniaca.
Sì, perché Scotti, pur di radici indubbiamente partenopee – radici a cui peraltro tiene moltissimo – è anche stato profondamente jugoslavo. Vivendo sulla propria pelle – è proprio il caso di dirlo – tutte le vicissitudini e le contraddizioni di quella seconda Jugoslavia, repubblicana e titoista.
In Jugoslavia Scotti vi arriva davvero “per caso” nel difficile 1947, quando romanticamente decise di andare a combattere in Grecia con i partigiani comunisti di Marcos. In realtà il viaggio fu molto più breve: si arrestò a Fiume, dove Scotti iniziò la sua avventura umana e ideologica come correttore di bozze per “La Voce del Popolo”, giornale di lingua italiana.
Chi leggerà il libro, peraltro di facile e gradevole lettura, coglierà la complessità faticosa dei due aspetti citati – quello umano e quello ideologico – che intersecano tutta la vita dell’autore. Quella umana passa attraverso varie peripezie lavorative ed intellettuali che non gli risparmieranno rapporti spesso aspri con il potere socialista (talmente aspri da portarlo perfino all’ostracismo, al carcere, alla cacciata dal posto di lavoro, all’esilio).
E poi c’è l’aspetto ideologico, un fil rouge importante per la vita di Scotti, dato che volle partecipare – come fecero anche i cosiddetti “monfalconesi” – alla costruzione della Jugoslavia socialista, costruzione che corre dapprima nell’ortodossia stalinista e poi – con lo “strappo” del 1948 – cercando una strada tutta sua.
Nella storia personale dell’autore sembrano condensarsi tutte le difficoltà e le aporie che da un lato connotano la durezza del Novecento postbellico e dall’altro la fragilità della costruzione statuale jugoslava, sempre percorsa da inquietudini, da eccessi, da nazionalismi affioranti.
Uomo del difficile confine orientale – e si sa quanto critico sia stato per l’Italia e per il mondo bipolare della guerra fredda questo confine – Scotti ha invece sempre creduto che i confini vadano superati, oltrepassati. Oltrepassati e cancellati, scrive. Nel 1947 per costruire una società più giusta, migliore, come suggeriva la generosità dei suoi diciotto anni: appunto “per passione”, come titola il libro. Ed in seguito attraverso la paziente conoscenza di popoli, lingue, culture e sensibilità diverse. Perché solo attraverso la conoscenza si arriva a comprendere l’altro.
Oggi Scotti, che ha oltrepassato anche il confine biografico degli ottant’anni (è del 1928), vive tra Fiume e Trieste, quasi a voler ribadire anche fisicamente il suo testardo superamento dei confini. Confini che, al primo luglio, finalmente si dilegueranno con l’entrata della Croazia nell'Ue.
Della vita dell’autore non vi è solo questa autobiografia, ma più di cento opere letterarie e storiche (tra cui vanno ricordate quelle, meticolose, sull’orrore concentrazionario dell’isola di Goli), nonché tutta la sua intensa attività di scrittore, giornalista, traduttore, saggista.
Ma rimane soprattutto una testimonianza viva, testimonianza che – alla faccia di tutte le avventure e disavventure sperimentate (anche forti, come l’aggressione fisica dei nazionalisti ustascia nel 1994) - oggi esprime serenità e speranza. La sua stessa famiglia – fatta di tre matrimoni e di tanti figli e nipoti – contiene un grande meticciamento di lingue, di culture, di origini; una famiglia “con la bandiera dell’arcobaleno”, la definisce. Quasi una metafora ed un augurio per un confine orientale che esce da un lungo periodo di contrapposizioni e di violenze.

giovedì 4 luglio 2013

Rassegna Stampa della settimana sulla Bosnia Erzegovina

Bosnia, proteste al Parlamento contro impasse su legge carte identità
L'Unità
Sarejevo (Bosnia-Erzegovina), 1 lug. (LaPresse/AP) - Migliaia di persone si sono radunate davanti al Parlamento di Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, per nuove proteste contro l'impasse della legge sui documenti d'identità. Le proteste vanno avanti dall ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia/ Madri Srebrenica: vergognosa sentenza Corte diritti umani
TMNews
Roma, 28 giu. (TMNews) - L'associazione delle madri di Srebrenica ha definito "vergognosa" la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di giudicare irricevibile la sua richiestas di far riconoscere la responsabiità delle Nazioni unite nel ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: ampi spazi per collaborazione con Cina
EURegion.net
L´Ambasciatore Cinese in Bosnia - Erzegovina Dong Chunfeng ha rilasciato nei giorni scorsi un´intervista congiunta alle agenzia di stampa Fena (B&H) e Xinhua (Cina) nel corso della quale ha sottolineato l´esistenza di ampi potenziali per la ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Bosnia: confermato passaggio South Stream in Republika Srpska
EURegion.net
I rappresentanti della Republika Srpska e della compagnia russa Gazprom hanno concordato il piano per la realizzazione dei progetti energetici nell´ambito della costruzione del tratto del gasdotto South Stream attraverso la Republika Srpska, informa l´ICE.
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Solidarietà: a Cavi di Lavagna il campo estivo 2013 per bambini ...
Regione Liguria
Lavagna. L'associazione Fabio-Vita nel Mondo Onlus ha aperto a Lavagna il settimo campo estivo per far trascorrere una vacanza al mare fino 5 luglio 2013, a quaranta bambini, fra cui alcuni disabili, provenienti da diversi orfanotrofi della Bosnia ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
I Sapori balcanici alla Festa Artusiana: i piatti in terracotta della ...
Viniesapori.net
La scuola di cucina di Casa Artusi ha ospitato una delegazione del Museo di Tesanj (Bosnia-Erzagovina) guidata dal direttore del Museo Civico che ha realizzato due ricette tradizionali del cantone di Zenica Doboj, utilizzando particolari terrecotte ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Corte Europea respinge richieste sopravvissuti di Srebrenica contro ...
euronews
La Corte Europea per i Diritti Umani ha respinto la richiesta dei sopravvissuti al massacro di Srebrenica, avvenuto nel 1995 in Bosnia, che chiedevano venisse cancellata l'immunità del personale Onu dal processo. L'associazione costituita dai ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
I sapori balcanici alla Festa Artusiana
Forlì24Ore
FORLIMPOPOLI - I sapori balcanici della Bosnia-Erzegovina e della Croazia sono stati i protagonisti in questa edizione della Festa Artusiana a testimonianza di un evento dal 'sapore' sempre più internazionale. La scuola di cucina di Casa Artusi ha ...
Guarda tutti gli articoli su questo argomento »
Volontari Enpa in partenza per la "missione" Bosnia - Quotidiano Net
La Protezione animali sollecita l'appoggio convinto del governo.
qn.quotidiano.net/.../911519-animali-cane-gatto-randagismo-b...
La Libertas è in Bosnia - San Marino RTV
Italia, Slovenia, Croazia e poi il confine di Stato con la Bosnia. La normale burocrazia, tipica dei paesi extra Unione Europea ha allungato un po' i tempi, alle ...
www.smtvsanmarino.sm/sport/calcio.../2013/.../libertas-bosnia
Ultimatum JMBG scaduto, la Bosnia torna in piazza - Newsagenda.it ...
Il Parlamento della Bosnia ed Erzegovina non ha approvato la nuova legge per l' assegnazione dei numeri anagrafici (Jmbg). I cittadini tornano nelle piazze.
newsagenda.it/.../ultimatum-jmbg-scaduto-la-bosnia-torna-in-p...
Internazionale » Immagini » Bosnia Erzegovina
Durante il pellegrinaggio musulmano di Ajvatovica, nei boschi di Prusac, in Bosnia Erzegovina. (Dado Ruvic, Reuters/Contrasto)
www.internazionale.it/immagini/bosnia.../07/.../foto-203258/
bosnia, missione anti-randagismo delle guardie ... - nelcuore.org
«Purtroppo in Bosnia il fenomeno del randagismo è in forte espansione ed ha ormai superato il livello di guardia. Se, come pensiamo, il progetto dovesse dare i ...
www.nelcuore.org/.../bosnia-missione-anti-randagismo-delle-g...




Rumiz e i Balcani. Note bastarde che parlano al cuore dell'uomo


Che cosa sono i Balcani? Il giornalista e scrittore Paolo Rumiz cerca di rispondere a questa domanda lasciandosi trascinare dai ricordi, scrivendo "note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell'uomo"
Nell'ambito della manifestazione "L'Europa che non conosci. Viaggi, racconti e immagini tra il Trentino e i Balcani", lo scorso 27 giugno si è tenuto un incontro dal titolo "Un caffé da Lutvo" con l'attrice Roberta Biagiarelli e il presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani Michele Nardelli. Per l'occasione, lo scrittore Paolo Rumiz ha inviato un suo scritto inedito di grande fascino di cui è stata data lettura nella serata con l'accompagnamento musicale del violinista Mario Sehtl.
Potrei parlarvi di odio e scannamenti, di profughi e kalashnikov; dirvi di una terra lacerata con l'occhio gelido della geopolitica. Invece no. Vi dirò dei suoni di un mondo inquieto, dell'acustica che nasconde l'anima dei suoi luoghi. La mia anima è piena di quelle frequenze. Essa li cerca come Orfeo e la sua cetra, gli va dietro oltre il confine del mondo dei vivi, là dove abita Persefone. Sente che quei suoni partigiani resistono alla grande omologazione globale, alla tirannia del pensiero unico.
Sono figlio della frontiera. Italiano di lingua, tedesco di cultura, slavo di stomaco e fegato, turco di canto e di cuore, ebreo di fascinazione. I Balcani abitano nel mio stesso cognome, che contiene la radice "Rum "di Rumelia, la parte europea - romana - dell'impero ottomano. Credo, di conseguenza, di avere dentro di me qualcosa che mi aiuta a sentire nel modo giusto quello spazio del mappamondo.
E allora cominciamo così a caso, là dove mi porta la memoria del lungo viaggiare. Cominciamo da due ex belle donne di Novi Sad, alte sul metro e ottanta, che si avvicinano a un fisarmonicista seduto davanti al Danubio, gli mettono in mano una banconota, gli dicono "dài, facci piangere", gli fanno spremere dallo strumento oceani di tristezza e secoli di sradicamenti, ballano e si abbracciano senza badare ai passanti.
I Balcani sono questi lampi di immagine. Cose come un belgradese che esce per strada esultando per una buona notizia, assolda tre zingari armati di fiati e tamburi, e assieme a loro gira la città con una bottiglia di rakija in mano e un codazzo di passanti che ballano ascoltando la sua musica.
In quel mondo trionfa la condivisione teatrale di gioia e malinconia. Come quella di un greco che, in una locanda di Salonicco, festeggia un buon affare frantumando una montagna di piatti, metodicamente, uno a uno, tra gli applausi dei clienti e del taverniere, e poi, colto da improvvisa nostalgia di qualcosa, va a nascondersi in un locale "proibito" per estenuarsi in un assolo di rebetiko, ginocchia piegate, braccia larghe e sigaretta in bocca, davanti a una cantante rauca venuta da Smirne e un suonatore di buzuki rugoso come un Cheyenne.
Balcani sono una stazione austriaca con una porta a vetri che si spalanca con un colpo di vento e spinge dentro la sala d'aspetto una giovane zingara dalla magnifica treccia corvina, gonna lunga e vermiglia da flamenco, il suo neonato in un fagotto al fianco, che chiede soldi con occhi di fuoco e lascia gli astanti senza fiato.
Balcani sono una giovane turca che strappa una storia d'amore alla tua ostinata reticenza occidentale, la ascolta in silenzio col viso rigato di lacrime, alla fine ti dice "Hai la lingua di miele, straniero", e poi per ringraziarti canta per te qualcosa che ti ara l'anima, un motivo di nome "Ayrilik", che vuol dire "dolce mancanza", con una voce che pare un flauto di canna nel deserto.
E ancora, il trans-danubio verso il confine della Vojvodina, con binari morti, zingari, cavalli, letamai e zucche troppo grandi sulla strada, in una nebbia in cui tutto fluttua come in un bicchiere d'acqua e Pernod; oppure una cameriera slava, capelli corti e nastro nero al collo, che ti fa l'occhiolino apertamente in una birreria lungo una strada della Pannonia.
Balcani è camminare nel fango verso le prime propaggini dei Carpazi, là dove finiscono i treni d'Occidente e nei binari inizia lo scartamento "sovietico", diverso di pochi ma fatali centimetri da quello europeo. Balcani sono la prima confusa percezione degli spazi dell'Est, freddo monosillabo totalitario che esclude la parola, più dolce, di "Oriente".
Rivedo, ora, una contadina che, nonostante le unghie sporche e l'odore di aglio, mi stende con una sciabolata di occhi torbidi, fianchi inguainati di nero e maturi melagrani ansimanti; visione che dura solo un attimo, fino a quando lei non si schiarisce la voce emettendo una specie di ruggito e, dopo aver sputato, non chiama qualcuno in cucina con voce da camionista.
Ecco, ora le immagini e i suoni vengono senza più difficoltà. Sento il canto monotono dei Sufi Bektashi in Albania, nelle valli dimenticate dove i Romani tracciarono la via Egnazia. Il silenzio di una nevicata sui minareti di Sarajevo e i gridi di centinaia di rondini una sera sui Monti Rodopi, in Bulgaria; talmente tante che è impossibile prender sonno. E poi ancora un villaggio della profonda Macedonia - Strumica - dove al tramonto i contadini depongono la vanga per prendere tromba e clarino e la valle intera si riempie di musica come se Dioniso stesso la abitasse con la sua corte.
Balcani. Sono il bordone interminabile di un archimandrita in una chiesa della Dobrugia in Romania, dove a distanza vedi un nero serpente di uomini e donne affluire sulle colline, in fila per uno, al il funerale di un uomo pio. Balcani sono una banda di Rom capaci di suonare 48 ore di fila a una festa di matrimonio nella polvere della Puszta ungherese; sono un'armata di duecento cornamuse - non so se avete un'idea di che cosa significa - che suonano insieme sui monti della Stara Planina, gonfie come l'otre dei venti di Odisseo.
Balcani sono il periplo mediterraneo di una parola araba, "Sevdah", che significa "negra bile", la grande madre dei salti umorali, della nostalgia e dell'innamoramento, parola che con l'armata islamica raggiunge la penisola iberica e si ibrida col latino trasformandosi in "Saudade"; quella "dolce malinconia" (di una terra perduta) che secoli dopo gli ebrei, esiliati dai re cattolici, porteranno con sé nella nuova terra, ancora una volta islamica, l'impero turco, per generare quegli struggenti capolavori di musicalità popolare che sono le "Sevdalinke", parola dall'etimo trasparente, le canzoni d'amore della Bosnia.
Balcani sono una pastorella bulgara di nome Valja, che di cognome fa anche Balkanska. Una bambina di mezzo secolo fa che canta seduta su un muretto e affascina due stranieri a caccia di musiche antiche. E' quel suo canto millenario dal ritmo impossibile che viene catturato da un registratore e spedito nello spazio in un satellite, assieme ad altre canzoni del pianeta Terra, per consegnare agli Alieni qualche testimonianza sublime delle voci del nostro mondo.
Balcani sono il frusciare delle foglie di una foresta impenetrabile di nome Perucica, persa nelle gole del più segreto Montenegro, una selva primigenia dove si dice abiti la sorgente dell'energia creatrice e distruttrice di un mondo. Sono, anche, il mormorio di Sava, Drava, Tibisco e Timis che vanno a confluire in un'unica, sterminata terra di acque e di popoli, in bilico fra Ungheria, Serbia, Croazia e Romania, paradiso dei migratori, degli anarchici e dei battellieri.
Balcani sono il greco Panaiotis che in una notte senza luna ti porta sulla montagna a vedere un uliveto più antico di Cristo e ti fa sentire lo scricchiolio delle stelle d'ottobre sopra una prateria di rosmarino; sono delfini che accompagnano in silenzio la tua vela verso il fondo del golfo di Corinto, fra l'Erimanto, l'Elicona e il Parnaso carichi di neve fuori stagione; sono lo stormire delle grandi querce di Dodoni in Epiro, alberi sacri dove il fauno si sente ancora a suo agio.
Balcani sono quella continguità di mare e montagna che scatena i venti gelidi di Borea, la scarpata che precipita sulla Dalmazia, terra di marinai scesi da valli impervie; sono le Bocche di Cattaro (Kotor), il fiordo dell'ultimo Adriatico dove i tuoni rimbombano anche quattro volte e il fondo della baia si nasconde tra le rocce come dietro un iconostasi durante la celebrazione dei santissimi misteri.
Balcani sono il canto di Ljubo, il battelliere, che entra con la chiatta lungo il Danubio fin dentro le ombrose porte di Ferro, la stretta montagnosa fra Serbia e Romania; sono il suo ritmare le note di un "kolo" per avvertire gli amici del suo arrivo, sono l'eco che cambia dopo la grande diga di Turnu Severin, col vento del Sud che invade la pianura e il fruscio delle spighe d'orzo a Brza Balanka.
Balcani sono lo sferragliare di un treno d'inverno che, passato il fiume d'Europa su un lungo ponte di ferro, entra in Bulgaria, cerca le montagne in mezzo a muraglie di neve. Un vecchio Orient Express pieno di spifferi gelidi dove una donna sui cinquanta mai vista prima, seduta di fronte, ti chiede dopo cinque minuti "sei felice?" e tu ti accorgi che erano vent'anni che nessuno ti faceva quella domanda.
Balcani sono anche il Bosforo con la neve, quando la gola si trasforma in un fiordo norvegese, tra le grida dei muezzin e il tagliente ululato del vento; sono la tramontana che spazza il ponte di Galata, e un vecchio che, nelle stradine del colle di Pera, senza una parola ti porge un thè color dell'ambra perché ha capito che hai freddo.
Balcani è accorgersi che tutto finisce e tutto si capisce lì, nelle vie segrete della seconda Roma, Costantinopoli, dove la Grande Porta ha fatto il nido con la naturalezza di un granchio che sceglie per casa una conchiglia vuota, in quella città dove si va per annusare l'odore di acciughe, di sgombri e pesce spada affumicato, solo per ascoltare la ressa sui moli, il muggire del ferry nella nebbia, il cigolio dei pontoni e le urla dei gabbiani reali sul bazar. Nella mia ballata in versi "La cotogna di Istanbul", dico che è impossibile capire la Bosnia, intesa come quintessenza dei Balcani, se non ti immergi e non ti perdi per una volta almeno nei vicoli del Corno d'Oro.
Balcani, una terra di cui non puoi capire "il suo destino, la sua soggezione / a un potere lontano e imperscrutabile / il suo odore di cuoio e sigarette / l'occhio caucasico delle sue donne / la sua vitalità e la sua tristezza / non puoi capire, se sei forestiero / la pazienza infinita dei suoi vecchi / e il rito misterioso del caffè / che va centellinato sul divano / se non vieni sul Bosforo e non guardi / dai moli di Beyoğlu e Karaköy / il fiume umano che arriva dall'Asia / e nella notte non vedi il pulsare / intermittente del piccolo faro / di Kandilli Feneri, appena oltre / le luminose vetrate e il giardino / del palazzo reale di çiragan".
E davvero non puoi capire nulla dei Balcani, se non vedi quel piccolo lume che ti chiama, luce dispersa alla fine del mondo, la sola cosa immobile in un traffico di navi, pesci, uomini e gabbiani.
Per me, e non solo per me, quel mondo è riassunto ancora da uno stato che non c'è più, di cui si pronuncia il nome solo con una "ex" davanti: la Jugoslavia, di cui rimane vivo, ad accomunare controvoglia i Paesi nati dalla sua frammentazione, il solo prefisso telefonico "0038". Ho seguito la guerra spaventosa che ha lacerato la vecchia federazione, e ne avrei di cose da raccontare. Ma se mi chiedono che cos'era quel mondo, racconto una piccola storia. Questa.
Un giorno capitai a Ohrid in Macedonia a bordo della mia vecchia Renault. Sarà stato il 1985 e sembrava il momento più felice del Paese. Tito era morto, i controlli alle frontiere erano meno severi, da Lubiana al confine greco impazzava la libertà di parola, c'erano feste e belle donne dappertutto, e solo pochi pessimisti cominciavano ad avvertire il male oscuro che di lì a sei anni avrebbe mandato a picco la repubblica federata. In questo clima giunsi in paese. Un posto incantevole, affacciato su uno dei laghi più belli d'Europa, a due passi dall'Albania ancora blindata nel regime.
La macchina era guasta, proseguiva tossicchiando a balzi, e io dovevo urgentemente registrare le cosiddette "puntine". Così andai in un'officina a chiedere per favore un cacciavite e una chiave inglese per fare il lavoro per conto mio. C'erano amici che mi aspettavano per cena a Salonicco e volevo fare in fretta. E lì accadde l'imprevedibile. Sentita la richiesta, i meccanici interruppero il lavoro e si consultarono, discutendo animatamente. Non capii subito che, trattandosi di un'impresa autogestita, dove gli operai stessi erano proprietari degli strumenti di lavoro, la mia richiesta aveva provocato un'assemblea.
Il problema era di lana caprina. La tradizionale ospitalità balcanica impediva che io fossi abbandonato al mio destino, ma nello stesso tempo i regolamenti dell'autogestione proibivano l'alienazione di chiavi inglesi e affini. La mia richiesta era impraticabile e i meccanici stavano letteralmente sbranandosi per fornirmi una via d'uscita. L'assemblea durò un'ora e mezza, e io vi assistetti affascinato fino a quando il capo della masnada venne da me con la soluzione. Il lavoro l'avrebbero fatto loro, e gratis.
Nel frattempo era arrivato un melone, cui seguì un piatto di prosciutto salato. Era chiaro: quel giorno non sarei arrivato a Salonicco. Quanto si annunciava era assai meglio. Una vecchia nerovestita arrivò con olive, formaggio caprino e della rakija alle prugne, e intanto il lavoro attorno alla mia macchina aveva paralizzato l'azienda. I meccanici erano tutti lì, a metterci le mani fumando e scambiandosi battute sotto il sole ardente di Macedonia. Giunsero così le due del pomeriggio, ora di fine lavoro (in Jugoslavia vigeva l'orario unico di otto ore dalle sei dal mattino) e la macchina mi fu puntualmente riconsegnata. Ringraziai, senza sapere ancora cosa mi aspettava.
Quello che accadde è che il capo dell'officina - un turco di antica ascendenza ottomana - mi invitò a casa, e poiché costui aveva preventivamente allertato la moglie, quando vi arrivai, già bello allegro, trovai la tavola imbandita e due vecchine cartapecora - anch'esse in nero vedovile - intente a fare la spola con la cucina. Si sedettero solo gli uomini: l'azienda autogestita, il padre del capo, e l'italiano in transito. "Ti abbiamo fatto il kebab" mi fu detto e scoprii qualcosa di assolutamente diverso a quanto avevo mangiato finora. Non più un panino con i soliti "trucioli" di carne tolte col coltello dal girarrosto, ma una "pita" del diametro di un metro dove i frammenti di carne erano stati distesi con uno strato uniforme.
Bevemmo altra rakija propiziatrice, il capo si pulì le manone nere d'olio di macchina, arrotolò con vigore il doppio strato di pita e carne arrosta formando un cilindro ben pressato che affettò a medaglioni, poi dispose i dischi spiraliformi su un grande piatto di portata di rame. Infine mise in mezzo al piatto due ciotole, una con salsa di peperoncino infuocato e una - più grande - con yogurt per spegnere l'incendio procurato dalla prima. La distribuzione del cibo fu un rito compiuto con serietà cerimoniale, poi esplose l'allegria.
Quella fu solo la prima di molte portate. Il pranzo divenne cena senza soluzione di continuità, al tramonto vennero trombe e clarinetti, e quando andai sul retro a far pipì scoprii che la mia macchina era stata portata nel cortile della casa e lucidata a dovere, mentre donne invisibili mi avevano preparato un letto con lenzuola ricamate di lino. Rinunciai alla Grecia, rimasi a Ohrid tre giorni e non fui mai sfiorato dal dubbio che dì lì a poco quel paese delle meraviglie sarebbe franato nel sangue.
Ecco, questi sono per me i Balcani. E perdonatemi se non vi ho parlato di guerre e secessioni, ma di note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell'uomo.